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Vasilij Kandisnsky, il padre dell'astrattismo

 

“Ogni opera d’arte è figlia del suo tempo, e spesso è madre dei nostri sentimenti. Analogamente, ogni periodo culturale esprime una sua arte, che non si ripeterà mai più”. Sono parole di Vasilij Kandisnsky, del quale in questi giorni ricorre la scomparsa. Ripercorriamo brevemente la vita del padre della pittura astratta.

Vasilij Kandinsky nasce a Mosca nel 1866. Trentenne, dopo anni di studi di economia e di diritto, abbandona tutto per dedicarsi all’arte.

L’incontro con gli impressionisti francesi a Parigi e in particolare con Claude Monet segna in modo indelebile il suo percorso, spingendolo ad allontanarsi dai soggetti dipinti realisticamente per sperimentare una pittura fondata sull’intensità dei colori. Con questi pensieri Kandinsky nel 1896 giunge a Monaco di Baviera, dove, nel clima di forte tensione artistica e intellettuale che percorre tutta l’Europa, darà vita a gruppi di avanguardia come il “Cavaliere Azzurro” (der Blaue Reiter).

Il gruppo si ispira ai principi raccolti nel trattato Lo spirituale nell'arte, a cui Kandinsky lavora fin dal 1910, anno che vede anche la realizzazione del Primo acquarello astratto. Il colore brillante, antinaturale che domina quest’opera prevale sulle forme, che subiscono un primo processo di semplificazione. Ciò che è visibile si trasforma in sensazioni, reazioni, espressioni. 

Sono anni di sperimentazioni: il pittore si interessa alle scoperte artistiche del momento, guarda a Matisse e a Picasso e compie numerosi viaggi. Rientrato a Mosca nel 1914, con lo scoppio della prima guerra mondiale, ottiene numerosi incarichi pubblici fino a diventare docente presso l’Università di Mosca nel 1920. 

Lasciata la Russia per la Germania, nel 1922 riceve da Walter Gropius l’invito ad insegnare nell'importante scuola del Bauhaus. L’adesione al Bauhaus segna l’inizio di una nuova fase per la sua arte. Stimolato dal clima di ricerca presente nell'istituto, Kandinsky abbandona le forme irregolari per sperimentare composizioni dove i colori diventano espressione di forme geometriche. L’artista utilizza così il giallo per rappresentare il valore figurativo dell’angolo acuto e del triangolo, il rosso per quello dell’angolo retto e del quadrato, il blu a immagine dell’angolo ottuso e del cerchio.

Le sue innovazioni ottengono consensi sempre più vasti, come provano le numerose esposizioni a cui partecipa, in particolar modo quelle parigine del 1929 e 1930.

La cittadinanza tedesca ottenuta nel frattempo non lo protegge dall’insofferenza del governo nazionalsocialista verso le arti d’avanguardia. La chiusura del Bauhaus nel 1933 porta Kandinsky a riparare a Parigi. Contemporaneamente in Germania, cinquantasette suoi lavori sono confiscati e presentati nel 1937 alla famigerata mostra itinerante Arte degenerata, in quanto, a detta dei curatori, prodotti della follia e della degradazione: queste opere finiranno in buona parte distrutte. 

Il 13 dicembre 1944 Kandinsky muore a Neuilly-sur-Seine, vicino a Parigi, all’età di 78 anni, senza poter rivedere l’amata Russia.

 

Per conoscere meglio l'arte di Vasilij Kandisnsky guarda la conversazione con il direttore della Peggy Guggenheim Collection Philip Rylands