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Una sensazionale scoperta apre nuove strade sull'intelligenza animale

È ormai risaputo che gli esseri umani operano attraverso una "teoria della mente", cioè la capacità di prevedere e interpretare i processi mentali propri e degli altri, comprendere dunque i ragionamenti, le credenze, le emozioni e le intenzioni sulla base del contesto e del comportamento. È una facoltà fondamentale nello sviluppo cognitivo perché ci permette di empatizzare con le altre persone e comincia a maturare pienamente nei bambini intorno all'età di quattro-cinque anni. Quello che ancora non si conosceva era la sua esistenza anche in alcuni primati come scimpanzè, oranghi e bonobo.

A rivelarlo una ricerca comparsa sulla rivista "Science", condotta da un team guidato dall'antropologo evoluzionista Christopher Krupenye e dallo psicologo cognitivista Fumihiro Kano.

I dati raccolti evidenziano come queste specie possiedano una delle basi della teoria della mente, vale a dire la capacità di distinguere le false credenze, errori di ragionamento in cui si incappa per la mancanza di dati corretti.

Il test consisteva in una rivisitazione del classico test della falsa credenza: nell'originale a un bambino viene presentato il modellino di una stanza in cui una bambola di nome Sally gioca con una palla. A un certo punto Sally decide di uscire e ripone la palla in una scatola. In sua assenza entra un'altra bambola, Anne, estrae la palla dalla scatola e la nasconde in una cesta. Al bambino viene quindi mostrata Sally mentre rientra nella stanza e gli viene chiesto dove pensa che Sally andrà a cercare la palla.

Alle scimmie veniva invece sottoposta la visione di una scena drammatizzata il cui protagonista era uno studioso travestito da King Kong: costui entrava in una stanza, rubava un sasso a un uomo, nascondeva l'oggetto in una scatola e poi spaventava l'uomo facendolo fuggire. Una volta solo riprendeva la pietra, la nascondeva in un'altra scatola, quindi usciva dalla stanza; a questo punto tornava l'uomo e cercava il sasso ovviamente nel posto sbagliato, dove immaginava dovesse trovarsi. Grazie a un tracciatore a infrarossi gli scienziati hanno seguito gli sguardi di trenta scimmie durante la simulazione: i movimenti dei loro occhi hanno dimostrato che gli animali prevedevano dove l'uomo avrebbe erroneamente cercato il sasso, interpretando correttamente i suoi processi mentali.

Un risultato eccezionale che apre nuove strade nelle ricerche sull'intelligenza animale e pone nuovi interrogativi sulla storia dell'evoluzione umana.

 

Per approfondire le tappe della teoria evolutiva guarda l'intervento di Edoardo Boncinelli.

Per saperne di più sullo sviluppo cognitivo dei bambini guarda la lezione di Massimo Ammaniti.

 

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