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Una pagina memorabile della storia: il “Discorso della Vittoria” di Barack Obama

Ben pochi avrebbero scommesso anche solo dieci anni prima delle elezioni del 2008 di vedere un afroamericano alla guida degli Stati Uniti: nella loro storia gli americani avevano eletto un ex attore di film western (Ronald Reagan) e persino un'omicida (Andrew Jackson), ma un presidente nero sembrava una possibilità ancora lontana alla fine dello scorso millennio. Poi compare Barack Obama, un giovane politico democratico di successo, di origini keniote, senatore dello Stato dell'Illinois, che nel 2007 annuncia di voler correre alle presidenziali, sfida la navigata e ben più quotata Hillary Clinton per la candidatura ufficiale all'interno del suo partito e il 4 novembre del 2008 diventa il quarantaquattresimo e primo inquilino di colore della Casa Bianca.

Un trionfo che viene sancito a Chicago, davanti a una folla festante di oltre duecentomila persone, con il celebre “Discorso della vittoria”, scandito da quel “Yes We Can” che diventerà proverbiale anche nel linguaggio di tutti i giorni. Un messaggio di speranza, fin dall'attacco vigoroso “Se ancora c'è qualcuno che dubita che l'America non sia un luogo nel quale nulla è impossibile”, un richiamo al mito fondante della nazione, il sogno americano e le infinite possibilità di realizzazione dell'essere umano, anche quella di diventare il primo presidente afroamericano. Un richiamo al cambiamento, il “We need change” che ha rappresentato la parola d'ordine della campagna elettorale di Obama e che sarà il fulcro dell'azione politica del suo mandato, come dimostrano la riforma sanitaria o gli interventi volti a riequilibrare i redditi e la pressione fiscale: misure talvolta impopolari ma che segnano una volontà chiara e determinata di restituire la fiducia al Paese e farlo uscire dalla recessione economica.

Ma soprattutto il “Discorso della vittoria” di quel fatidico 4 novembre è un appello alla concordia del popolo americano, alla coesione e all'unità di intenti che hanno rappresentato l'arma vincente durante i momenti più difficili del cammino della nazione: gli anni della Grande Depressione, quando l'America ha superato “le proprie paure con un New Deal, nuovi posti di lavoro, un nuovo senso di ideali condivisi”; il periodo della Seconda guerra mondiale, quando “una generazione seppe elevarsi e salvare la democrazia”; il decennio delle grandi lotte civili, “quando c'erano gli autobus di Montgomery, gli idranti a Birmingham, un ponte a Selma e un predicatore di Atlanta che diceva alla popolazione : «Noi supereremo tutto ciò»”; fino ai nostri giorni, in cui “dobbiamo spalancare le porte delle opportunità per i nostri figli, ridare benessere e promuovere la causa della pace, reclamare il Sogno Americano e riaffermare quella verità fondamentale: siamo molti ma siamo un solo popolo”.

 

Per approfondire lo storico “Discorso della Vittoria” di Obama guarda il commento di Mario Calabresi