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Un filosofo simbolo del Novecento: Bertrand Russell

Padre della filosofia logica moderna, intellettuale a tutto tondo, premio Nobel per la letteratura nel 1950, Bertrand Russell ha percorso quasi un secolo di storia: nato nel 1872, in piena età vittoriana, quando ancora non esisteva il cinema e si viaggiava in carrozza, durante i suoi 98 anni di vita ha assistito ai grandi cambiamenti del mondo, dall'avvento della televisione allo sbarco sulla Luna, dall'emancipazione femminile alla fine del colonialismo. Un secolo vissuto da protagonista sia della scena culturale che di quella politica, un temperamento vivace e brillante, sempre al centro del dibattito filosofico e sui temi più accesi dell'attualità. Per conoscere meglio il personaggio Bertrand Russell ecco alcune curiosità tratte dalla sua lunghissima esistenza.

 

Una famiglia illustre

I conti e duchi Russell di Bedford sono una delle dinastie più autorevoli dell'aristocrazia inglese fin dai tempi dell'ascesa dei Tudor nel XV secolo. I suoi avi hanno ricoperto le massime cariche dello Stato britannico: dal progenitore Giovanni di Lancaster, figlio del re Enrico IV e reggente d'Inghilterra e Francia, fino al nonno paterno John Russell, primo ministro del regno per ben due volte, e al nonno materno, ex ministro del commercio. Per via dei legami familiari, il filosofo si trova ad avere vincoli di parentela seppur lontani con la futura regina Elisabetta II e con Winston Churchill. Anche il padrino del piccolo Bertrand non è persona di poco conto: si tratta di John Stuart Mill, uno dei massimi teorici del liberalismo.

 

Un'infanzia infelice

Nonostante i presupposti, l'infanzia di Bertrand Russell è segnata da eventi tragici: quando ha appena due anni nel giro di pochi mesi muoiono prima la madre e quindi la sorella Rachel; un anno e mezzo più tardi è la volta del padre, stroncato da una malattia ai bronchi. Rimasto solo con il fratello viene affidato alla nonna paterna, Lady Frances, dove cresce in un clima di stretta osservanza religiosa: la donna è infatti una convinta presbiteriana e, benché abbia delle vedute progressiste su temi quali la giustizia sociale o il darwinismo, educa il nipote a una morale puritana e conservatrice. È un periodo difficile per il giovane Russell, che cade in uno stato di depressione, alleviato solo dallo studio della matematica. Come scrive egli stesso nel libro La conquista della felicità: «Durante l'adolescenza, la vita mi era odiosa e pensavo al suicidio; ma questo mio proposito era tenuto a freno dal desiderio di approfondire la conoscenza della matematica». Si può quindi affermare che sia stata proprio la matematica a salvargli la vita.

 

L'amore libero

L'educazione puritana di Lady Frances ha probabilmente influito sull'atteggiamento del grande filosofo inglese rispetto ai costumi sessuali: un comportamento assolutamente libertario e una feroce critica alla morale tradizionale, che lo portano a prendere posizioni decisamente all'avanguardia per la sua epoca. Come nel saggio Matrimonio e morale del 1927 dove si esprime a favore del divorzio, della contraccezione, dei diritti delle donne e delle relazioni extra-coniugali. Su quest'ultimo tema in particolare Russell non esita a dare il “buon esempio”: nei suoi 98 anni di vita ha avuto quattro mogli, ognuna delle quali rigorosamente tradita, tre divorzi e un numero imprecisato di amanti. Come rivela la terza moglie, Marjorie Spence: «Bertrand con le donne era terribile, aveva contemporaneamente varie amanti e a ognuna prometteva eterno amore, giurando di odiare le altre».

 

Il gusto per il paradosso

Fiero avversario di dogmi e pregiudizi, Russell si avvale spesso dei paradossi per confutare o quanto meno per mettere in dubbio alcuni giudizi consolidati e inattaccabili. Sono celebri due metafore inventate dal pensatore: la teiera celeste e il tacchino induttivista. Nella prima il bersaglio sono in particolare le credenze religiose considerate incontestabili e i loro sostenitori integralisti. Il filosofo sostiene provocatoriamente che tra la Terra e Marte ci sia una teiera di porcellana in rivoluzione attorno al Sole, troppo piccola per essere rivelata persino dal telescopio più potente. Ora, afferma Russell, l'asserzione potrebbe suonare come un'invenzione bella e buona, ma «se però l'esistenza di una tale teiera venisse affermata in libri antichi, insegnata ogni domenica come la sacra verità e instillata nelle menti dei bambini a scuola, l'esitazione nel credere alla sua esistenza diverrebbe un segno di eccentricità e porterebbe il dubbioso all'attenzione dello psichiatra in un'età illuminata o dell'Inquisitore in un tempo antecedente».

Molto fantasiosa è anche la storia del “tacchino induttivista”, nata per attaccare uno dei cardini dell'empirismo, ovvero stabilire leggi universali a partire dai casi particolari. Racconta Russell di un tacchino che osserva che nel suo allevamento gli portano il cibo sempre alle 9 e conclude, “da buon induttivista”, che questa sia la regola definitiva: «purtroppo per il tacchino, e per l’induttivismo», conclude il filosofo «la conclusione fu clamorosamente smentita la mattina della vigilia di Natale!»

 

 

Un genio che non si prende sul serio

Arguto e irriverente, Bertrand Russell è sempre stato un uomo dalla risposta pronta e dalla battuta mordace: ecco qualche saggio della sua ironia.

«L'unico grande vantaggio di Kant? Non ha dovuto impiegare anni della propria vita per padroneggiare le opere di Kant».

«C'è una Bibbia su quello scaffale laggiù. Ma la tengo vicina a Voltaire: veleno ed antidoto».

«Gentiluomo è colui il cui nonno guadagnava più di mille sterline all'anno».

«L'invidia è la base della democrazia».

«Democrazia: i folli hanno il diritto di votare. Dittatura: i folli hanno il diritto di comandare».

«Quando ero giovane mi piaceva la matematica. Quando la matematica è diventata troppo difficile, mi sono dato alla filosofia, e quando la filosofia è diventata troppo difficile sono passato alla politica».

«Non morirei mai per le mie opinioni: potrei avere torto».