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Tre “Vip” sul lettino di Sigmund Freud

Tra gli innumerevoli uomini che si sono seduti sul lettino del dottor Freud, la cronaca annovera anche tre celebrità: un profeta, un artista e un compositore. In realtà i primi due non li possiamo definire “pazienti” in senso stretto, giacché non si sono mai recati a Vienna nel suo studio, impossibilitati da una distanza temporale di alcuni secoli: infatti stiamo parlando nientemeno che di Mosè, il liberatore del popolo d'Israele, e di Leonardo Da Vinci, uno dei grandi geni dell'umanità.

Sigmund Freud dedicò uno studio storico-psicoanalitico alla figura di Mosè nel suo ultimo libro L'uomo Mosè e la religione monoteistica, pubblicato un anno prima della sua morte, in cui offre un'interpretazione audace della nascita della religione. Il grande condottiero del popolo ebraico non sarebbe altri che un egizio, come rivela il suo stesso nome, Mosè, che nella lingua dei faraoni significa semplicemente “bambino”. Stando alle teorie di Freud, costui avrebbe insegnato agli Ebrei il monoteismo, trasponendo il culto del dio unico voluto dal faraone Akhenaton, come si evince dai tratti in comune delle due religioni, per esempio la circoncisione. Al popolo d'Israele qualcosa della personalità di Mosè non doveva andare a genio, per cui venne assassinato e sostituito da un “secondo” Mosè, probabilmente meno severo del predecessore: come nei casi di nevrosi, il crimine venne rimosso, ma un forte senso di colpa rimase nell'inconscio collettivo e portò più tardi alla creazione della figura del Messia, un nuovo profeta-salvatore, e alla genesi della religione ebraica.

Leonardo Da Vinci è invece analizzato da Freud sulla base di un sogno raccontato dall'artista in un suo manoscritto: il pittore è un bimbo nella culla e un uccello rapace gli apre la bocca e lo percuote su di essa con la coda. La visione viene interpretata come atto sessuale orale passivo, reminiscenza dell'allattamento, mentre il rapace è l'incarnazione della madre: incrociando questi significati con i dati biografici di Leonardo, lo psicanalista austriaco giunge a una diagnosi che spiega l'omosessualità di Leonardo, il suo narcisismo e la straordinaria curiosità intellettuale, vista come una sublimazione della sessualità repressa.

L'ultimo membro del trio di “vip” sotto esame è invece il grande compositore Gustav Mahler; in questo caso lui e Freud si incontrarono davvero. Era l'estate del 1910 e Mahler, disperato per il tradimento della giovane moglie con l'architetto Walter Gropius, raggiunge il maestro della psicanalisi in Olanda per avere un consulto: un colloquio di tre ore che si rivelerà essenziale per curare la nevrosi ossessiva del musicista e risollevare le sorti del suo matrimonio. Un incontro tra due menti formidabili,a detta dello stesso Freud, che inizialmente dimenticò di chiedere un compenso, per poi spedire la fattura, con poca eleganza, l'anno successivo alla vedova di Mahler, scomparso pochi mesi prima.

 

Il racconto della vita e e delle teorie di Sigmund Freud nell'intervento di Stefano Mistura.