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Quarant'anni fa veniva inaugurato il Centre Pompidou di Parigi, uno dei progetti più innovativi di Renzo Piano

Il Centre Pompidou di Renzo Piano e Richard Rogers ha appena compiuto quarant'anni, ma continua ancora a stupire il mondo per le sue forme inconfondibili, la struttura ardita e la misteriosa simbiosi che riesce a generare con l'ambiente circostante. È innegabile che il Beaubourg, com'è comunemente noto, sia uno degli edifici contemporanei che più hanno influenzato e cambiato il nostro modo di pensare all'architettura negli ultimi decenni. Come nasce un progetto così innovativo? Quale clima culturale e politico ha favorito la sua realizzazione?


Dobbiamo in primo luogo pensare a cosa rappresentava Parigi negli anni Sessanta: non più la capitale mondiale della cultura, ma una città che sta cercando di riaffermare il proprio prestigio, grazie a nuovi stimoli e grandiose iniziative. Già alla fine del decennio precedente viene intrapresa la costruzione del quartiere d’affari della Defense, il cui imponente profilo futuristico muta il volto della periferia cittadina. Quando nel 1969 il neoeletto presidente della Repubblica Georges Pompidou decide di innalzare un centro culturale nazionale, luogo di incontro tra le arti, la sfida a cui si accinge è ancora più coraggiosa: inserire nel cuore di Parigi un edificio che sia il simbolo della contemporaneità. Il Beaubourg è una creatura di Pompidou, ma è anche figlio della visione dello scrittore André Malraux, ministro fedele di De Gaulle, che sognava un nuova grande casa della cultura contemporanea, accessibile a tutti in maniera semplice e democratica.


Il concorso internazionale vede la partecipazione di 681 candidati, giudicati da una giuria composta da straordinarie personalità, dal presidente Prouvé, il grande genio dell'ingegneria francese, agli architetti Oscar Niemeyer e Philip Johnson. A vincere sono due giovani architetti associati: l’italiano Renzo Piano e l’inglese Richard Rogers. La loro soluzione è di enorme impatto visivo: un blocco di acciaio e vetro di sette piani racchiuso da uno scheletro variopinto; una macchina fantasiosa e vitale, di giorno affollata di visitatori e di notte magica scatola luminosa visibile a chilometri di distanza. Alla base del progetto una grande superficie libera e adattabile a ogni attività ed esigenza espositiva. Per svuotare lo spazio interno gli impianti, le scale, gli ascensori, tutte le strutture per così dire “ingombranti” vengono rovesciate all’esterno e qui colorate in base alla funzione che rivestono: il giallo per le condutture elettriche, il rosso per gli ascensori e le scale mobili, il verde per l'acqua, il blu per i condotti dell'aria. Ogni elemento architettonico è pensato e realizzato appositamente per il Centre in maniera quasi artigianale, dalle imponenti travi metalliche, lunghe 45 metri, alle mensole che le sorreggono, le “gerberettes”, dal peso di 10 tonnellate ciascuna. La grande piazza pedonale completa l’opera ed è la prosecuzione naturale della costruzione, la sua apertura verso la città, secondo quelle idee di partecipazione e connessione con il tessuto urbano care a Renzo Piano.


Inaugurato il 31 gennaio del 1977, il Beaubourg è sede di uno dei maggiori musei del mondo, di una grande biblioteca e di importanti istituzioni culturali come l'Istituto di sperimentazione musicale IRCAM o l'Atelier Brancusi: da quarant’anni questo strano edificio accoglie quasi sei milioni di visitatori all’anno, richiamati non solo dai capolavori dell’arte contemporanea, ma anche dal fascino di una delle architetture più celebri del XX secolo.

 

Per conoscere tutta la storia del Centre Pompidou e di Renzo Piano guarda l'intervento dello storico dell'architettura Luca Molinari