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Pietro il Grande e Voltaire: lo zar agli occhi dei filosofi illuministi

 

L’immagine di Pietro il Grande ha una grande fortuna nell’Europa del Settecento grazie all’opera di diversi intellettuali. Già il filosofo tedesco Leibniz, che era stato consigliere dello zar, aveva contribuito a farne conoscere le azioni in Occidente, ma dopo la morte del sovrano sono soprattutto i francesi Fontenelle e Voltaire a costruire e a divulgare un vero e proprio mito positivo del personaggio storico.
Nel 1725 l’accademico di Francia Bernard le Bovier de Fontenelle scrive l’Elogio dello zar Pietro I, un lungo necrologio nel quale l’autore crea quella figura di zar illuminato che ha avuto così tanto successo nel tempo. È però soprattutto Voltaire ad assicurare alla personalità dello zar la fortuna postuma. Il ben noto filosofo francese dedica infatti all’imperatore di Russia diverse opere storiografiche, dalla storia del re di Svezia Carlo XII pubblicata nel 1731 alla Storia dell’impero russo sotto Pietro il Grande, uscita tra il 1759-63. Per Voltaire, lo zar Pietro incarna l’ideale del dispotismo illuminato e del progresso: ai suoi occhi, infatti, egli sarebbe stato l’autore del miracolo russo, avendo fatto della Russia uno dei Paesi più avanzati dell’Europa.
Non tutti i Philosophes condividono tale esaltazione dello zar. Jean-Jacques Rousseau è tra i più critici di Voltaire: egli infatti non crede affatto che lo zar sia stato il sovrano illuminato descritto dall’amico e, anzi, pensa che l’azione di europeizzazione della Russia sia stata un fatale errore e le riforme siano risultate un fallimento. Anche Montesquieu manifesta molti dubbi sull’operato di Pietro. Oltre a evidenziare i notevoli limiti delle riforme, egli sottolinea il carattere dispotico del governo e soprattutto evidenzia l’assenza del terzo stato in Russia, vero cardine degli stati liberi.
Queste opposte posizioni si riverberano sulla principale opera degli illuministi francesi: l’Encyclopédie. In essa, infatti, gli articoli dedicati alla Russia rappresentano una sintesi dell’interpretazione positiva di Voltaire e di quella negativa di Rousseau e di Montesquieu. Un elemento, però, accomuna le diverse opinioni: tanto i sostenitori dello zar quanto i suoi critici considerano il regno di Pietro il Grande una fondamentale cesura non solo nella storia della Russia, ma più in generale in quella dell’Europa.

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