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Pieter Paul Rubens, un padre dell'arte barocca

A Milano, nelle sale di Palazzo Reale, si celebra il genio di Pieter Paul Rubens, uno dei padri della pittura barocca: una retrospettiva che raccoglie più di settanta opere, quaranta delle quali firmate dall'artista fiammingo, provenienti dai maggiori musei del mondo, dal Prado di Madrid all'Hermitage di San Pietroburgo, dagli Uffizi ai Musei Capitolini. Un grande appuntamento per il quale noi di Eduflix Italia vi segnaliamo alcune curiosità sulla vita e l'arte dell'illustre pittore.

 

Da protestante a cattolico
È possibile che il figlio di un fervente calvinista costretto a fuggire dalla madrepatria diventi il pennello più amato dalla Controriforma cattolica? È proprio quel che accade a Rubens, i cui genitori scelgono di spostarsi in Germania per scampare alle persecuzioni religiose messe in atto dal duca d'Alba Fernando Álvarez de Toledo, il famigerato “macellaio delle Fiandre”. Alla morte del padre, avvenuta quando il pittore ha solo dieci anni, la madre ritorna in patria, ad Anversa, dove il giovane riceve un'educazione cattolica e umanista. Da quel momento Rubens resterà sempre devoto alla Chiesa di Roma, diventandone il campione artistico e mutando nel tempo perfino il proprio linguaggio secondo quei principi di equilibrio e chiarezza compositiva imposti dalla Controriforma.

 

Un'artista al servizio della politica
Non solo grande artista, ma anche abile diplomatico: Pieter Paul Rubens compie missioni sia per conto di Filippo IV di Spagna che per Carlo I d'Inghilterra ed è uno degli artefici della pace tra i due Paesi. Un primo incarico gli viene affidato già agli inizi del Seicento, quando è un promettente pittore di venticinque anni che lavora alla corte dei Gonzaga a Mantova – dove tra l'altro realizza una splendida raffigurazione della famiglia in adorazione. I duchi lombardi lo inviano in Spagna per portare dei doni al re Filippo III, tra cui alcune tele: la storia racconta come durante il viaggio i quadri si siano rovinati a causa di un temporale e di come Rubens abbia dovuto eseguire dal nulla delle copie da consegnare al sovrano. Il soggiorno spagnolo sarà anche un'occasione per studiare le opere conservate a Madrid, inaugurando quell'intreccio tra diplomazia e arte che contrassegnerà le sue ambascerie.

Ma è soprattutto tra il 1627 e il 1630, che il maestro fiammingo, ormai affermato, è particolarmente attivo in campo politico: il suo lavoro presso le corti spagnola e inglese è così apprezzato che verrà nominato cavaliere da entrambi i sovrani. Il suggello del suo successo diplomatico è rappresentato dal quadro La guerra e la pace, un'allegoria mitologica che celebra l'accordo tra Spagna e Inghilterra.

 

Le donne secondo Rubens
Uno dei soggetti più cari all'artista sono sicuramente le donne: che siano sante, principesse o eroine mitologiche, il suo pennello le trasfigura sempre secondo un singolare e inconfondibile stile, tanto che in alcune lingue esiste perfino un aggettivo che deriva dal suo modo di ritrarle. In inglese, per esempio, si dice “rubenesque”, una parola che sta a indicare le figure femminili carnose e tornite tipiche del pittore. Una predilezione che non si limita probabilmente al solo campo artistico, ma si estende anche al gusto privato: se il ritratto senza veli delle prime due mogli, Helena Fourment e Isabella Brant, corrisponde effettivamente a quello delle “Grazie” dell'omonimo quadro, allora è evidente come Rubens amasse tout court le donne dalle forme abbondanti.

 

L'industria dell'opera d'arte
Non sappiamo esattamente quante siano le opere realizzate da Rubens nel corso della sua carriera. Da una parte il mistero è dovuto alla grande prolificità dell'artista fiammingo, dall'altra ciò è conseguenza del suo particolare modo di lavorare e del ruolo che hanno i suoi allievi nell'esecuzione. Nella pittura antica sappiamo quanto siano stati importanti gli aiuti della bottega per qualsiasi pittore di rango: da Cimabue passando per Giotto, Leonardo e Michelangelo, i grandi maestri lasciavano alcuni passaggi di un affresco o di un quadro ai propri discepoli, tenendo per loro la realizzazione delle parti più complesse o emblematiche, come le figure principali, i visi o alcune architetture e scorci di paesaggio. Rubens si spinge anche oltre, trasformando questo modello operativo in una piccola industria dell'oggetto d'arte: innanzitutto avvalendosi di collaboratori di eccezionale talento, come Van Dyck, Jan Brueghel o Wildens; quindi affidando a essi la parte esecutiva vera e propria, i pennelli per così dire, e lasciando a sé il momento creativo, vale a dire l'idea di base e il disegno dei bozzetti. Un metodo che darà i suoi frutti, consentendo a Rubens di soddisfare le tantissime richieste che gli arrivavano da ogni parte d'Europa.