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News dall'Architettura: Gehry a Parigi, rivive Wright in Canada e Koolhaas a Dubai

News dall'Architettura

 

Gehry e il magnate Arnault ancora insieme per un nuovo polo artistico a Parigi

La collaborazione tra il magnate del lusso e collezionista d'arte francese Bernard Arnault e il grande architetto canadese Frank Gehry si rinnova. L'uomo d'affari finanzierà infatti il recupero di un edificio chiave dell'architettura minimalista francese, il palazzo del Musée National des Arts et Traditions Populaires di Parigi, progettato negli anni Sessanta da Jean Dubuisson e chiuso ormai da dodici anni. L'obiettivo è quello di trasformare l'ex museo etnografico in un nuovo polo culturale internazionale dedicato al mestiere dell'artista e alla creazione in tutte le sue forme, la “Maison LVMH-Arts, talents, patrimoine”. Il compito di rimodellare l'architettura di Dubuisson sarà affidato a Gehry, che per il ricco imprenditore ha già realizzato la Fondazione Louis Vuitton, che sorge proprio nei pressi: celebre per le sue fantasiose e bizzarre forme, stavolta Gehry non stravolgerà il sobrio profilo dell'edificio ma lo ricoprirà con una “pelle” trasparente; all'interno troveranno posto laboratori artigianali, gallerie d'arte, una sala eventi da 2.000 posti e un ristorante in cima al tetto.

Secondo l'accordo stipulato con il comune parigino, proprietario dell'immobile, Arnault prenderà “in affitto” per cinquant'anni gli spazi dell'ex museo, in disuso e in stato di abbandono, pagando un canone di circa 150.000 € annui. L'apertura è prevista per il 2020.

 

 

In Canada sarà ricostruita una delle opere andate perdute di Frank Lloyd Wright

Far rivivere le opere andate distrutte di un maestro dell'architettura moderna: è questa la missione della The Frank Lloyd Wright Revival Initiative, l'organizzazione fondata da Michael Miner, sceneggiatore di film di successo come Robocop e regista di diversi documentari dedicati al grande progettista americano. Nel corso della sua vita Wright realizzò circa 500 edifici, tra i quali gli iconici e celeberrimi Guggenheim Museum di New York e Fallingwater, la “casa sulla cascata” in Pennsylvania: un numero davvero ampio di lavori, alcuni dei quali però, vuoi per incuria vuoi per scelta deliberata, sono andati persi, privandoci perciò di capolavori di quell'architettura organica di cui Wright è stato il padre. Il primo progetto selezionato dall'istituto è il padiglione per il Banff National Park situato nella provincia canadese di Alberta. Costruito negli anni Dieci, il padiglione fungeva da centro funzionale e luogo di incontro e raccolta per i visitatori del parco; venne demolito nel 1939 in seguito al deterioramento delle strutture di legno, rovinate dalle gelate e dalle inondazioni del Bow River, il fiume sulle cui rive sorgeva. La scelta è ricaduta su quest'opera innanzitutto per il suo valore storico, in quanto si tratta di uno dei due soli edifici innalzati da Wright in Canada e l'unico di uso pubblico; inoltre è un mirabile esempio del cosiddetto stile Prairie House, rivisitazione in chiave moderna dell'abitazione del pioniere americano, “organicamente” e armoniosamente integrata con l'ambiente circostante; infine, come spiega con onestà lo stesso Miner anche perché «era il più semplice e meno dispendioso da realizzare». Dunque un ottimo punto di partenza per l'organizzazione, un modo per celebrare il genio di Wright e per dare ulteriore visibilità a Banff e al suo splendido parco naturale.

 

 

Ecco Concrete, il primo progetto realizzato da Rem Koolhaas a Dubai

Mancavano solo Rem Koolhaas e il suo OMA nell'affollato skyline di Dubai, la capitale del piccolo emirato arabo sempre più paradiso per i grandi studi internazionali. Un luogo diventato così centrale nell'atlante dell'architettura contemporanea che già tre grandi nomi hanno aperto i loro uffici nella metropoli mediorientale: Zaha Hadid Architects, Foster + Partners e Santiago Calatrava.

Ma in cosa consiste il progetto di OMA? È un centro culturale situato in Alserkal Avenue, il nuovo distretto delle arti fondato nel 2007: un fiore all'occhiello di Dubai, che ha tramutato il vecchio quartiere industriale di Al Qouz nel luogo più cool della regione per artisti e galleristi. L'opera di Koolhaas è la classica “ciliegina sulla torta” e andrà ad affiancare i tanti atelier e le 25 gallerie d'arte: si chiama Concrete ed è uno spazio pubblico consacrato a mostre, eventi culturali, spettacoli teatrali e sfilate di moda. Ricavato da quattro ex magazzini si sviluppa per circa 1.250 metri quadrati, concepiti come un spazio fluido, con pareti scorrevoli alte 8 metri, muri spogli e pavimenti quanto più possibile liberi da impianti e attrezzature. A differenza di altri celebri edifici dello studio olandese Concrete non è un'architettura dalle forme dirompenti o eccentriche, ma un semplice adattamento della costruzione preesistente: come sempre però il tocco d'artista è ben evidente fin dall'esterno, caratterizzato da un involucro di policarbonato trasparente e da porzioni della facciata in calcestruzzo spray on, una particolare miscela di cemento che dona un aspetto ruvido e riflettente. Come ha affermato Rem Koolhaas: «Non volevamo inventare una nuova forma, al contrario abbiamo cercato di “infiltrare” un'istituzione artistica dentro un edificio già esistente».