Questo sito utilizza dati statistici sulla navigazione installati da terze parti autorizzate, rispettando la privacy dei tuoi dati personali e secondo le norme previste dalla legge. Continuando a navigare su questo sito accetti il servizio e gli stessi cookie.

La vera storia della macchina della verità: strumento scientifico o suggestione da libro giallo?

Il suo nome corretto è poligrafo ma per tutti è la “macchina della verità”, un apparecchio che in questi giorni compie ben ottantadue anni. Era infatti il 2 febbraio 1935 quando venne ammessa per la prima volta a Portage, nel Wisconsin, come prova di colpevolezza nei confronti di due uomini accusati di aggressione. I suoi inventori sono due collaboratori del dipartimento di polizia di Berkeley, lo psichiatra forense John A. Larson e il suo assistente Leonarde Keeler. Al primo spetta l'idea di una macchina in grado di stabilire se una persona sta mentendo in base alle risposte fisiologiche del suo corpo; al secondo invece si deve il perfezionamento del meccanismo così da renderlo più rapido ed efficace.

Ma come funziona esattamente l'invenzione di Larson? Il principio è che il nostro organismo quando è in stato di ansia ha delle reazioni incontrollabili e facilmente riconoscibili: la respirazione si fa più profonda, la bocca si secca, aumentano la sudorazione e la pressione sanguigna e il polso accelera il proprio battito. Il poligrafo misura appunto questi dati e li trasmette a un sistema di aghi scriventi che esegue il loro tracciato su carta. Il paziente sottoposto al test viene incalzato da una serie di domande: quanto più la macchina riscontra alterazioni nell'attività cardiovascolare, respiratoria e sudorifera, tanto più ci saranno buone probabilità che il soggetto stia mentendo. Pare che anche il grande psicoanalista Carl Gustav Jung abbia sperimentato un rudimentale lie detector per risolvere il caso di un furto nella clinica Burghölzli di Zurigo.

Certo, si sta parlando di reazioni emotive e dunque non si può mettere la mano sul fuoco sulla loro assoluta veridicità: un individuo potrebbe imparare a controllarle e grazie al suo sangue freddo risultare del tutto sincero; o peggio ancora un innocente rischierebbe di passare per un criminale a causa della propria ipersensibilità.

Questo Larson lo sa benissimo e infatti passerà buona parte della vita a mettere a punto la sua “creatura”, come testimonia la mole di scritti che dedica all'argomento. Anche il prototipo di Keeler evidenzia questo peccato originale, tuttavia i miglioramenti tecnologici apportati, per esempio nella velocità e nell'ingombro dell'apparecchiatura, e forse anche i legami commerciali della ditta produttrice con le stazioni di polizia americane fanno sì che il poligrafo venga adottato ufficialmente a partire da quell'inverno del 1935. E con successo, dato che i primi due imputati sono condannati anche in base al responso della macchina della verità. Ancora oggi, nonostante anni di ricerche e prove sulla sua inattendibilità, il poligrafo continua a essere impiegato negli Stati Uniti, unico Paese insieme al Canada, dove rappresenta un comune supporto per le indagini: il suo impiego nelle aule dei tribunali però non è una procedura standard ma è consentito solo su richiesta del giudice della corte federale. Fortunatamente, perché quando si tratta della libertà delle persone meglio mettere da parte ogni dubbio e lasciare quindi le suggestioni del lie detector infallibile al mondo della fantasia e delle invenzioni impossibili.