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La Trieste di Italo Svevo

 

“L'immaginazione è una vera avventura. Guardati dall'annotarla troppo presto perché la rendi quadrata e poco adattabile al tuo quadro. Deve restare fluida come la vita stessa che è e diviene”.
Sono parole di Aron Hector Schmitz, al secolo Italo Svevo, il grande scrittore nato il 19 dicembre di centocinquantacinque anni fa. Era il 1861, l'Unità del Paese era appena avvenuta e Trieste, la sua città natale, era un luogo di vivaci fermenti culturali e soprattutto letterari. Vediamo ora più da vicino le vicende del capoluogo giuliano.
Tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo Trieste conosce un momento di grande sviluppo demografico, economico e culturale. Se a metà Ottocento Trieste contava appena 57.000 abitanti, all'inizio del Novecento la popolazione ammontava a ben 220.000 abitanti. Nell'arco di un secolo, quindi, la sua popolazione è quasi quadruplicata: questo fenomeno è determinato soprattutto dall'immigrazione. La fisionomia della città ne risente fortemente e, accanto agli antichi palazzi medievali, sorgono progressivamente edifici di gusto neoclassico, neogotico e ispirati ai nuovi stili della Secessione viennese e dello Jugendstil tedesco.
Dall'incontro tra nazionalità diverse nasce un ambiente sociale vivace e moderno: Trieste diventa un luogo di confine, un vero e proprio crocevia di popoli e culture, in cui giungono le tendenze innovatrici del pensiero filosofico e letterario della Mitteleuropa. Per questa ragione, quando si parla di letteratura triestina, non si può far a meno di considerare, oltre alla tradizione letteraria italiana, anche quella tedesca e quella slovena. Tra gli scrittori di lingua tedesca ricordiamo il naturalista Julius Kugy, il poeta e saggista d’arte Theodor Däubler e Bobi Bazlen, intellettuale che contribuì a far conoscere in Italia le opere di Sigmund Freud, Franz Kafka e Robert Musil. La letteratura slovena va incontro a uno sviluppo particolarmente intenso a partire dalla seconda metà dell'Ottocento, grazie a scrittori quali Ivan Cankar e il poeta Srecko Kosovel vicino alle avanguardie europee degli anni Venti e al movimento costruttivista.
La letteratura triestina trova la sua espressione italiana in scrittori quali Italo Svevo, Scipio Slataper e Umberto Saba. Denominatori comuni di questi autori sono i continui interrogativi morali, la ricerca interiore, il perseguimento incessante di un'autoscoperta e di un'autodefinizione. Altro dato che accomuna gli autori triestini nella loro ricerca letteraria è un rapporto molto stretto con la propria città, considerata non solo come sfondo o scenario delle loro opere, ma spesso come autentica protagonista. Per esempio, una delle poesie più note e intense di Saba è proprio Trieste, che rappresenta la città attraverso una sorta di personalizzazione psicologica, come un "ragazzaccio con le mani/troppo grandi per dare un fiore", cioè come una città giovane cresciuta in modo impetuoso e scomposto. Al contrario, nel romanzo Una vita, il suo autore Svevo dipinge Trieste come una città “grigia e triste” avvolta “nelle nebbie”, che erano “l'unica traccia della sua vitalità”.

 


Per quanto riguarda invece l'aspetto di crescita economica della città, Trieste costituisce uno dei maggiori centri urbani e il principale sbocco marittimo dell’Impero austro-ungarico. Il suo porto, situato nel cuore del continente europeo, è uno dei più attivi al mondo e attorno a esso si sviluppa un fiorente settore di cantieristica navale. Grazie ai diritti liberali concessi dal governo austriaco, Trieste gode in questo periodo di una certa indipendenza economica che favorisce la circolazione delle merci e gli scambi commerciali internazionali. Ad accrescere la sua importanza contribuiscono anche i cospicui investimenti da parte della finanza viennese, che ne incrementano il sistema bancario e assicurativo.
Accanto all'appartenenza all’ambiente mitteleuropeo, Trieste sente anche la vicinanza con l’Italia. Nella città si diffonde, a cavallo tra i due secoli, un forte irredentismo, alimentato soprattutto dall’emergente classe borghese, le cui ambizioni non trovano pieno appagamento all'interno dell’Impero. Questa aspirazione, ampiamente diffusa nella popolazione, troverà compimento in seguito alla Prima guerra mondiale, con la dissoluzione dell’Impero austro-ungarico e l’annessione di Trieste da parte dello Stato italiano.