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Il pubblico inglese decreta la Teoria generale di John M. Keynes come il saggio accademico più influente del nostro tempo

Ha ottant'anni ma è ancora decisamente attuale e ha avuto ragione di tutti gli altri concorrenti: si tratta del libro di John Meynard Keynes Teoria generale dell'occupazione, dell'interesse e della moneta, uno dei capisaldi del pensiero economico mondiale, eletto come saggio accademico più influente dal pubblico inglese. Un sondaggio promosso nell'ambito dell'Academy Book Week ha messo a confronto le venti opere che hanno maggiormente inciso sulla moderna società britannica: tra queste figuravano Una breve storia del tempo di Stephen Hawking, Orientalismo di Edward Said, Modi di vedere di John Berger e L'invenzione della tradizione dello storico Eric Hobsbawm, praticamente il gotha della saggistica in lingua inglese.

Come detto il vincitore è stato il volume dell'economista britannico, perché – si legge nella motivazione del premio – «continua a influenzare la politica economica della moderna Inghilterra ed è stato di grande aiuto nel determinare il modo con cui affrontare le crisi finanziarie del 2007 e 2008». Forse qualche liberal integralista avrà storto il naso a pensare che proprio nella patria di Margaret Thatcher, paladina della privatizzazione selvaggia, la lezione di Keynes sia ancora così significativa. Già, perché la ricetta economica dello studioso prevede un intervento dello Stato per correggere gli squilibri attraverso tutta una serie di strumenti e provvedimenti quali l'incentivo della spesa pubblica, il controllo dei mercati finanziari o l'abbassamento del costo del denaro. Tutt'altra storia rispetto alla “mano invisibile” del mercato, secondo la fortunata immagine creata da Adam Smith, per cui il libero mercato tenderebbe all'equilibrio e gli interessi dei privati anche se spinti da motivi egoistici condurrebbero al benessere comune. Una teoria in auge nel primo Novecento ma fragorosamente sconfessata dalla grave crisi del 1929, con il crollo di Wall Street e l'inizio di uno periodi più neri della storia contemporanea, la Grande Depressione. Il volume di Keynes, edito nel 1936, è figlio anche del clima di cupa incertezza che domina nei Paesi capitalisti e si candida fin da subito ad assumere il ruolo di risposta efficace all'ondata di recessione e disoccupazione globale: non per nulla le idee dell'economista anglosassone ispireranno il New Deal promosso dal presidente americano Franklin D. Roosevelt.

Come dimostra il responso dell'Academy Book Week, a distanza di decenni e in uno scacchiere geopolitico decisamente mutato, la Teoria generale dell'occupazione continua dunque a svolgere una funzione attiva nel panorama socioeconomico. Ma questo Keynes l'aveva immaginato quando scriveva al celebre drammaturgo socialista George Bernard Shaw: «Sono in procinto di scrivere un libro sulla teoria economica che rivoluzionerà largamente – non subito, suppongo, ma nei dieci anni seguenti – il modo in cui il mondo pensa ai problemi economici».

 

Per approfondire le teorie economiche di John Maynard Keynes guarda l'intervento del professore Alessandro Roncaglia