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Il Gps e il cervello umano: gli effetti di una tecnologia globale

In principio furono le stelle a guidare i viaggiatori, poi vennero le mappe, sempre più precise e dettagliate, e insieme a loro bussole e sestanti: per orientarsi l'uomo ha impiegato l'istinto, le conoscenze scientifiche e soprattutto la tecnologia. Oggi lo strumento a cui non possiamo rinunciare nei nostri spostamenti è il Gps, un acronimo che sta per Global Positioning System.

Il Gps è un un sistema di posizionamento e navigazione satellitare che sfrutta le stazioni artificiali in orbita attorno alla Terra per ottenere le coordinate geografiche di un punto e localizzarlo su una mappa in tempo reale. Questo dispositivo nasce ufficialmente nel 1994, per mano del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti, da decenni alla ricerca di un modo per determinare con esattezza la posizione di navi e aerei, inizialmente per scopi esclusivamente bellici. Già negli anni Ottanta tuttavia si era allargata la sperimentazione anche all'uso civile, in particolare dopo l'abbattimento di un Boeing coreano finito per sbaglio nei cieli off limits dell'Unione Sovietica, avvenuto nel 1983: in seguito alla tragedia il presidente americano Reagan aveva deciso di sciogliere il veto che limitava l'impiego al solo campo militare.

Oggi i sistemi di navigazione Gps si trovano comunemente sui nostri smartphone, non corriamo quasi mai il rischio di perderci in una città sconosciuta e grazie a questi apparecchi si possono rintracciare i veicoli rubati e persino guidare le automobili. Non è tutto oro però quello che luccica e, come avviene per molte altre tecnologie, anche il Gps potrebbe avere delle conseguenze negative per il nostro cervello. Infatti secondo i ricercatori l'uomo sta perdendo una delle sue facoltà peculiari, il senso dell'orientamento. Una capacità che ci accompagna fin dalla notte dei tempi, in virtù della quale siamo in grado di calcolare mentalmente le distanze e di fissare nella memoria dei punti di riferimento che ci aiutino lungo il cammino. Il costante se non eccessivo ausilio del navigatore satellitare non solo danneggerebbe questo nostro senso primordiale, ma addirittura porterebbe alla progressiva atrofizzazione dell'ippocampo, l'organo che regola la memoria a lungo termine e svolge un ruolo fondamentale nell'apprendimento spaziale.

Un effetto deleterio che il Gps condivide con la maggior parte delle tecnologie digitali, dalla calcolatrice a internet, che hanno rivoluzionato nel bene e nel male il nostro modo di vivere, modificando profondamente i nostri meccanismi cognitivi.