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I demoni di Goya: la satira inquietante dei Capricci

Negli ultimi anni del Settecento Goya realizza uno dei lavori più significativi della sua produzione artistica, i Capricci: ottanta incisioni dal tono satirico e inquietante che criticano le malvagità e le debolezze dell’uomo sviluppando esperienze e fantasie personali. Il carattere di denuncia sociale è reso più pungente dai tratti demoniaci e deformi dei personaggi, in cui il confine tra l’uomo e il mostro diventa sempre più labile.

L’ambito del mostruoso e del minaccioso terrorizza l’uomo sin dall’antichità e occupa un posto importante nel mondo pittorico cristiano. L’esempio più famoso arriva dall’olandese Hieronymus Bosch, attivo nella seconda metà del Quattrocento: i suoi dipinti, costellati di figure demoniache e grottesche, suscitano molto interesse in Spagna.

Il simbolismo delle visioni di Bosch è però legato all’idea cristiana secondo cui il bene e il male trovano ciascuno il proprio posto. Nei Capricci di Goya invece non c’è un mondo buono che ne contrasta uno cattivo. Di foglio in foglio appaiono sempre nuovi mostri, impegnati in oscuri rituali: invenzioni compositive di non facile interpretazione, in cui si celano allusioni anticlericali e sessuali.

Le terrifiche scene spettrali vengono accolte con morboso entusiasmo anche dai nobili eruditi che, al contrario del popolo ignorante, non credono più alle streghe. Dipingendo La Lampada del diavolo, ad esempio, Goya evoca un’opera di teatro satirico di grande successo: la scena inquietante assume tratti comici nel momento in cui si scopre che l’uomo viene solo convinto di essere stato stregato.

Al tempo di Goya solo pochi fogli dei Capricci raggiungono il pubblico. Dopo la sua morte cominciano invece a circolare anche fuori dalla Spagna ed esercitano una forte influenza sull’arte successiva. Ancora oggi colpiscono per la loro intensità e nulla hanno perso dell’autentica forma espressiva. Merito anche della particolare tecnica di incisione adottata dal pittore: la cosiddetta “acquatinta”. È un procedimento nato in Francia che permette di stampare le superfici con differenti tonalità di grigio: rispetto alla tradizionale acquaforte non vengono impresse solo le linee ma vere e proprie zone di colore, con risultati simili all'acquerello. I disegni di Goya si animano perciò di toni sfumati e vellutati, di fitti fondali grigi e di misteriose zone d'ombra che accrescono quell'effetto di grottesca inquietudine che ancora oggi proviamo di fronte ai Capricci .

 

Scoprite il mondo di Francisco Goya nel racconto di Simona Tosini Pizzetti