Questo sito utilizza dati statistici sulla navigazione installati da terze parti autorizzate, rispettando la privacy dei tuoi dati personali e secondo le norme previste dalla legge. Continuando a navigare su questo sito accetti il servizio e gli stessi cookie.

Gli errori di Colombo e la scoperta dell'America

Nel Quattrocento la convinzione che la terra sia rotonda è piuttosto diffusa tra geografi e uomini di cultura europei, ma prima di Colombo in pochi pensano veramente di intraprendere un viaggio verso ovest per raggiungere le Indie, cioè l’Oriente. Quando però i portoghesi iniziano l’esplorazione dell’Africa e doppiano il Capo di Buona Speranza, si aprono nuovi collegamenti verso Oriente attraverso il periplo del continente africano; a quel punto è la tenacia del navigatore genovese a convince alla fine gli spagnoli a finanziare la sua impresa.

La sua idea si fonda però su una stima delle distanze completamente sbagliata, basata sull’opera del teologo francese Pierre d’Ailly e sugli studi del matematico fiorentino Paolo dal Pozzo Toscanelli: nel celebre trattato Imago mundi, il primo aveva infatti sostenuto che l’Oceano Atlantico non avesse grandi dimensioni, mentre il toscano era da tempo fermamente convinto che la rotta verso ovest lungo il parallelo di Lisbona fosse la più breve per raggiungere l’Asia. I due studiosi infatti non si basano sui calcoli effettuati dal grande matematico e astronomo Eratostene, che quasi duemila anni prima aveva ottenuto una misura che differisce solo del 5% dall'esatta circonferenza della Terra: al contrario le loro le stime riprendono quelle del filosofo Posidonio di Apamea, che riteneva che il nostro pianeta fosse di circa un quinto più piccola del vero.

Rispetto ad altre teorie dell’epoca, dunque quelle abbracciate da Colombo sottostimano ampiamente la distanza tra Portogallo e Giappone e in generale la misura della circonferenza terrestre: per questa ragione e anche grazie a conteggi imprecisi effettuati con le sue scarse conoscenze scientifiche, si convince di dover navigare per “soli” 4000 chilometri, mentre il percorso effettivo è lungo circa quattro volte tanto.

Alla fine, dunque, ciò che permette a Colombo di perseverare nella sua impresa sono al tempo stesso la correttezza della sua ipotesi e i suoi errori di valutazione, oltre al suo spirito religioso. Egli infatti crede che operare per aprire nuove vie di diffusione della fede sia un modo per servire Dio e per procurare nuovi mezzi ai cristiani per combattere una nuova crociata.

Ma al di là dei vari calcoli sulla dimensione della Terra, ciò che nessuno può però immaginare è l’esistenza di un continente sterminato: l’America, posizionata proprio a metà strada tra l’Europa e le Indie Orientali. È proprio là che sbarcheranno Cristoforo Colombo e il suo equipaggio quel 12 ottobre 1492, una data storica che segna l'inizio di una nuova epoca.

 

Guarda il racconto dei viaggi di Colombo raccontato dallo storico Giuseppe Marcocci